Nel mondo della ristorazione la formazione del personale, come sappiamo tutti, è fondamentale. Avere camerieri, cuochi e baristi preparati ed efficienti è sicuramente un valore aggiunto per tutto il comparto della ristorazione e del turismo. Ma in concreto come vengono gestiti questi corsi di cucina? Che vantaggi può avere un lavoratore nel frequentarli? C’è sempre da fidarsi dei cosiddetti chef a cinque stelle? Scopriamolo insieme.
Il punto focale da cui dobbiamo partire è che imparare a cucinare stimola la cognizione e arricchisce le relazioni sociali. Ma come dicevamo in precedenza, purtroppo questa regola non vale per tutti.
Se prendiamo in esame gli chef stellati, quelli più popolari che riempiono i palinsesti delle TV nazionali con programmi e sponsorizzazioni varie intendiamo, sono da prendere realmente come modello da seguire?
Ad esempio, i cosiddetti talent show dedicati alla cucina, hanno come modello il susseguirsi di prove più o meno varie nelle quali i concorrenti devono cercare di destreggiarsi nel migliore dei modi, pena l’eliminazione per i meno dotati.
Quello che traspare da subito però è l’atteggiamento di queste star dei fornelli (o presunte tali), nei confronti dei partecipanti, verso i quali non esitano a manifestare disprezzo e scarso rispetto, con una durezza e altezzosità che francamente da professionisti di un certo livello non ci si aspetterebbe.
Ma collegandoci al discorso della formazione dei lavoratori della ristorazione, la realtà che si vive nelle cucine reali, rispecchia realmente quello che si vede in questi programmi?
A quanto pare qualcosa di simile accade realmente! Soprattutto se a gestire certi corsi sono sempre le solite facce note, che ovviamente non dispensano i loro consigli gratuitamente.
Infatti in uno studio dedicato proprio all’argomento in questione, alcuni apprendisti cuochi hanno denunciato episodi di bullismo e soprusi in alcune cucine di ristoranti di alto livello. Ad esempio, un assistente chef è stato licenziato per aver ustionato la mano di un apprendista con un cucchiaio incandescente. Incredibile e non è l’unico caso del genere, infatti non solo apprendisti alle prime esperienze lavorative, ma anche cuochi di rinomati locali hanno raccontato di un clima stressante, turni massacranti e ore di lavoro talvolta non pagate.
Ovviamente noi de LaVoceDellaRistorazione, ci auguriamo che non sia così dappertutto, che questo stress sia limitato ad alcune realtà ben distinte. Siamo anche convinti che si può svolgere questa attività in un modo sicuramente più consono.
Per questo crediamo che dei corsi professionali possano dare le giuste basi per la formazione del personale. Oltre a questi corsi di cucina dedicati prevalentemente al settore alberghiero e della ristorazione come formazione diretta delle maestranze, negli ultimi periodi stanno prendendo sempre più piede, con l’avvento dei social, nuove forme di comunicazione anche nell’ambito gastronomico.
Persone che pubblicano corsi sulle piattaforme video, altre che illustrano le loro ricette e condividono con i followers i loro piatti migliori. Una nuova frontiera di cuochi fai da te, che si affacciano nel panorama, magari cucinando anche meglio di chef televisivi che ci parlano di piatti sofisticati e di qualità e allo stesso tempo pubblicizzano cibi in scatola e preparati di dubbio gusto.
Diciamoci la verità, dopo anni passati dietro i fornelli, è facile aver acquisito un’esperienza tale da poter fronteggiare ricette di vario tipo e in alcuni casi anche un piccolo tocco di fantasia che permette di cucinare piatti più innovativi e ricercati.
Quindi perché non mettersi in gioco e magari con perseveranza e dedizione riuscire ad emergere e proporre qualcosa di innovativo.
Perché in conclusione, siamo sicuri che un piatto preparato da questi santoni dei fornelli sia più buono di quello cucinato da una casalinga utilizzando magari i prodotti dell’orto di casa sua? Ai posteri l’ardua sentenza.
E voi amici cari, cosa ne pensate?