Un riconoscimento desiderato, un traguardo meritatissimo per la cucina italiana. Amanti dei fornelli, casalinghe decennali, aspiranti chef, professionisti della ristorazione: l’intero Stivale ha gioito per la candidatura a Patrimonio Immateriale dell’Umanità UNESCO della cucina tricolore.
Non si tratta solo di preparare e servire un piatto di pasta: la cucina italiana è una miniera di cultura, gusti, tradizioni, storie che imperniano ogni singolo piatto. Come siamo arrivati a questo ambitissimo traguardo?
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Cronaca di un successo annunciato
L’idea di insignire della prestigiosa candidatura la nostra cucina si materializza nel 2021. L’Italia era blindata a causa della pericolosa pandemia da Covid-19; la popolazione tricolore riscopre, così, il piacere di coltivare passioni casalinghe come la musica e, appunto, la preparazione di ogni sorta di manicaretto.
Panificare, infornare, impiattare sono diventate, così, azioni quotidiane che ancora oggi mettiamo in pratica. La cucina italiana è un biglietto da visita del nostro Paese nel mondo: perché, dunque, non concedergli un posto nell’Olimpo UNESCO?
Il dossier della candidatura, proposta dai Ministri dell’Agricoltura e Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida e della Cultura Gennaro Sangiuliano, è stato fortemente promosso da un Comitato Scientifico presieduto dal professor Massimo Montanari (Emerito di Storia dell’alimentazione all’università di Bologna). La candidatura è stata sostenuta da ALMA – Scuola Internazionale di Cucina Italiana, Slow Food, ANCI e dall’Associazione Nazionale delle Proloco.
Cucina italiana, il rilancio
Con questa prestigiosa candidatura a Patrimonio Immateriale UNESCO, la cucina italiana contribuisce a ridare lustro nel mondo al Belpaese, e non solo da un punto di vista prettamente gastronomico.
La creazione di pasti per la famiglia, gli amici, o per la clientela di un ristorante consta di piccoli rituali solo apparentemente casuali e automatiche. La cura del dettaglio, il ricorso alle materie prime, la scelta della temperatura giusta con la quale servire ogni singola portata: ogni singola fase della preparazione di un pranzo o di una cena racconta la storia di un popolo, il nostro, che ha trasformato la pratica culinaria in una vera e propria forma d’arte.
Il dossier che promuove la candidatura della “Cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturali” nella Lista rappresentativa UNESCO verrà preso in considerazione entro dicembre 2025. La pratica culinaria è presente sull’intero suolo nostrano; l’UNESCO, tuttavia, richiede l’individuazione di tre comunità emblematiche, che i promotori dell’iniziativa hanno individuato nelle seguenti figure:
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- Fondazione Casa Artusi, nata nel 2007 con lo scopo di promuovere la cucina casalinga italiana secondo i dettami di Pellegrino Artusi;
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- Accademia Italiana della Cucina, fondata nel 1953. Associazione culturale nata per volere di Orio Vergari, l’Accademia si occupa di tutelare la cultura della tavola e le tradizioni culinarie nostrane;
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- La Cucina Italiana, istituita nel 1929 dai coniugi Umberto Notari e Delia Pavoni. La rivista si occupa di raccontare la realtà culinaria italiana, diventando trait d’union tra professione ristorativa e cucina casalinga.