Come sappiamo tutti, purtroppo, il settore della ristorazione ha subito negli ultimi due anni un duro colpo, dovuto prettamente alla pandemia da Covid19. Alberghi, bar, locali e ristoranti hanno visto i loro incassi calare in modo drastico. I vari governi che si sono succeduti non sono riusciti a dare un contributo concreto ai ristoratori, promettendo aiuti, ristori e sostegni che nella maggior parte dei casi o non sono stati sufficienti o non sono nemmeno arrivati ai diretti interessati.
E nel frattempo affitti, bollette e spese varie continuavano ad arrivare. Alcune aziende per cercare di restare a galla in questo terribile periodo e valutando vie alternative alle classiche, non si sono fermati ma hanno trovato delle soluzioni che consentissero di lavorare anche con restrizioni varie e durante i lockdown.
Stiamo parlando della digitalizzazione nella ristorazione o come alternativamente definita FOOD TECH, un settore specifico che comprende tutte le applicazioni digitali e innovative della tecnologia all’interno della filiera della ristorazione e dell’agroalimentare.
La digitalizzazione dei servizi di ristorazione
Per capire l’importanza che sta assumendo questo tipo di digitalizzazione, stando al report Digital Food Labs, gli investimenti in Europa nel foodtech erano in forte aumento già nel biennio 2018- 2019, quindi ben prima della pandemia da Covid19, infatti gli investimenti in questo comparto sono passati da circa 900 milioni di euro a 2,4 miliardi di euro.
Quanto la digitalizzazione sarà importante per il rilancio del settore lo troviamo anche nelle parole di Elena Collini, Brand Manager di TheFork Italia, che ha ribadito (riguardo l’ultimo rapporto della FIPE) come i ristoranti siano stati in grado di adattarsi e di resistere per fronteggiare le nuove regole da Covid19 fino ad arrivare alla transizione digitale in questo comparto.
Inoltre, per via delle varie restrizioni alcuni ristoranti hanno dovuto lavorare fornendo esclusivamente servizi di delivery, che per alcune categorie ha generato incassi significativi (ma non per tutti), più che altro è stato un modo per non restare chiusi completamente.
In tutto questo contesto di restrizioni e di limitazioni COVID19 la digitalizzazione ha giocato un ruolo fondamentale, sebbene iniziata negli anni pre covid, si è affermata ancora di più durante la pandemia finora.
Secondo la Brand Manager di TheFork Italia, nonostante il calo nel fatturato dei ristoranti, il fatto di riuscire ad includere le tecnologia nel settore della ristorazione è stato un enorme aiuto per abbordare le sfide.
Ma in concreto che cosa i clienti hanno trovato di nuovo rispetto al passato? Parliamo di:
- menù digitali, scaricabili tramite QR Code direttamente sui nostri smartphone
- Ordinare e prenotare da remoto
- Fidelizzazione dei clienti tramite l’uso dei social media
- Ottimizzazione dell’inventario con conseguente limitazioni di spreco e inevitabilmente un risparmio generale.
Tutto questo sembra essere sicuramente un passo in avanti dal punto di vista dell’interazione con la clientela, un rilancio inevitabile per tutto il comparto della ristorazione. Ma a che prezzo?
Ovviamente una digitalizzazione così massiva comporta una serie di cambiamenti strutturali proprio nelle infrastrutture che servono per consentire il funzionamento di tutti questi dispositivi, ad esempio il tanto decantato 5G.
Le frequenze della tecnologia 5G sono naturalmente più elevate delle precedenti e i campi elettromagnetici emessi dalle antenne di questo tipo possono avere degli effetti negativi sulla salute.
Alcuni studi hanno ampiamente dimostrato gli effetti negativi che queste onde hanno sulla salute.
Si vuole introdurre in modo capillare e permanente il 5G e l’incremento delle radiofrequenze non potrà che comportare rischi ben più gravi rispetto alle tecnologie attuali.
A sostegno di quello che noi de LaVoceDellaRistorazione sosteniamo siamo d’accordo con le parole del sindaco di Vermezzo con Zelo, cittadina nel milanese che si è fermamente opposta a l’impiego di suddetta tecnologia sul proprio territorio allegando che le frequenze del 5G sono in grado di penetrare i tessuti umani e addirittura anche le strutture solide.
In più, ci vuole uno studio autorevole per verificare i rischi del 5G per la salute delle persone, come l’ha accennato il Comitato Scientifico su Salute, Ambiente e Rischi Emergenti (SCHEER) della Commissione Europea, che sostiene come il 5G possa avere effetti biologici sulla salute pubblica e sul medio ambiente.
Scelta saggia dal nostro punto di vista! La salute deve essere al di sopra di qualsiasi tipo di interesse e speculazione.
Noi de LaVoceDellaRistorazione ribadiamo che un processo di digitalizzazione nel nostro campo così esasperato avrebbe troppi risvolti negativi, sia dal punto di vista della salute che di quello della privacy, argomento che tratteremo nel prossimo articolo. E voi cosa ne pensate? Parliamone insieme nei commenti. Alla prossima!