Nel mondo della ristorazione, il corso HACCP online è un passaggio obbligato, una di quelle cose che ti tocca fare se vuoi toccare cibo senza finire nei guai. Oggi, 20 marzo 2025, c’è una notizia: una scuola di formazione ha lanciato un corso HACCP online a metà prezzo, certificati in 48 ore. Sembra una svolta per chi è in ritardo con le scartoffie, ma io ci vedo un problema grosso come una casa: la troppa burocrazia italiana che lo rende un incubo, e non solo qui.
In Italia, il corso HACCP online è un simbolo di come le regole possano soffocarti. Vuoi aprire un bar? Devi farlo. Vuoi fare il cuoco? Stessa storia. Ma non è solo seguire un corso: devi registrarlo, conservare il certificato, mostrarlo all’ASL ogni volta che bussano. Ho conosciuto Claudio, un tizio che gestisce una rosticceria a Roma: ha perso una giornata intera per rinnovare il suo corso HACCP online perché l’attestato vecchio non era “formattato correttamente”. Tre settimane dopo, un ispettore gli ha chiesto un altro documento, e il locale è rimasto fermo. Troppa burocrazia, troppi timbri, e zero senso pratico.
Ma come funziona altrove? In Francia, il sistema è più snello: fai un corso simile, lo registri online con l’ente sanitario, e via. Niente pile di carta o controlli a sorpresa ogni mese. Un amico di Lione, Julien, mi ha detto: “L’ho fatto in un weekend, e non ci penso più”. In Germania, è ancora diverso: il corso HACCP online non esiste proprio, c’è un training obbligatorio in presenza, ma una volta finito, il certificato vale anni e non devi rinnovarlo ogni due minuti. Poi c’è gli Stati Uniti: lì dipende dallo Stato, ma in posti come il Texas basta un corso rapido, spesso gestito dal datore di lavoro, e l’ispettore guarda più la cucina che le tue carte.
Da noi, invece, è un ginepraio. La notizia del corso scontato mi fa storcere il naso: sì, è comodo, ma cambia poco. Il corso HACCP online dovrebbe insegnarti a tenere il cibo sicuro, non a collezionare scartoffie. Ho visto troppi ragazzi, come Anna, una cameriera di Bari, fare il corso solo “perché altrimenti mi multano”. Alla fine, sa a malapena come conservare un pesce, ma ha il suo bel certificato incorniciato. È questo il dramma: la troppa burocrazia trasforma una necessità in un altro pezzo di carta inutile.
Non dico che la sicurezza alimentare non conti. Se un cliente sta male, è un disastro. Ma il corso HACCP online italiano è un’ossessione di forma, non di sostanza. Penso a Mario, che ha un chiosco a Napoli: “Ho fatto tre corsi in cinque anni, tutti uguali, solo per stare in regola”. Intanto, l’ASL gli controlla le date sul foglio, non se il frigo funziona. È assurdo.
Negli altri Paesi, c’è equilibrio. In Spagna, per dire, il corso è obbligatorio ma pratico: ti fanno vedere come pulire, non ti seppelliscono di moduli. In Giappone, la formazione è severa, ma integrata: i ristoranti la gestiscono internamente, e i controlli sono rari ma tosti. Qui? Un mare di regole per i ristoratori che servono più a chi le scrive che a chi le segue.
La notizia di oggi potrebbe aiutare qualcuno, ma non risolve nulla. Il corso HACCP online resta ostaggio della troppa burocrazia. Ai formatori dico: fate corsi veri, non scorciatoie. Ai lavoratori: imparate qualcosa, non correte solo dietro al timbro. Altrimenti è solo carta straccia.