Il nome scientifico di tale tendenza alimentare è “entomofagia”: la possibilità di degustare larve, grilli ed altri ben poco avvenenti insetti, magari cucinati in raffinati piatti gourmet o aggiunti nelle classiche pietanze da street food. Il dibattito sull’inserimento, nei menù dei ristoranti così come nelle nostre diete, della “carne” di insetto al posto della classica bistecca, continua ad infiammare chef pluristellati così come comuni amanti della cucina.
Una diatriba destinata a non spegnersi con facilità e alimentata da una scoperta tanto sconcertante, quanto ovvia: in alcune delle pietanze e bevande che consumiamo quotidianamente cocciniglia, blatte e locuste sono già presenti, sotto forma di farine o di coloranti per bibite e caramelle. La rivelazione potrebbe sembrare choccante, in realtà sarebbe bastato leggere bene le etichette dei prodotti per prendere atto di una realtà piuttosto scomoda.
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Gli insetti salveranno il mondo?
La tematica legata all’inserimento nella nostra dieta di insetti e carne sintetica continua a dividere pesantemente l’opinione pubblica.
Alcuni blasonati cuochi rifiutano categoricamente il ricorso a farine o altri prodotti a base di grilli e derivati per realizzare le proprie ricette; altri, come il giovane chef Loris Caporizzi, sottolineano i vantaggi di inserire larve, cavallette, bachi da seta e simili all’interno della nostra alimentazione. Vantaggi non solo nutrizionali, ma persino ambientali.
Un’alimentazione ricca di insetti, infatti, contribuirebbe a fornire all’organismo una dose considerevole di proteine e amminoacidi essenziali. Il tutto senza impattare eccessivamente sul pianeta, già messo alle strette dall’inquinamento causato, tra gli altri fattori, dall’allevamento intensivo di bestiame. L’entomofagia sarebbe, dunque, il regime alimentare di un futuro oramai imminente. Del resto, già in buona parte del mondo è possibile alimentarsi da tempo immemore di scarafaggi, blatte e derivati: perché non avventurarsi in questa nuova impresa alimentare anche nel Vecchio Continente?
Questione igienica
Nonostante le valide argomentazioni dei promotori dell’entomofagia, esiste ancora una buona fetta di addetti ai lavori e di appassionati di food and beverage che continuano a mostrare riluttanza e contrarietà di fronte ad un “succulento” hamburger di insetti.
I vegani, ad esempio, hanno pesantemente protestato per la presenza “occulta” di colorante a base di cocciniglia in alcune bevande o dolciumi (gli insetti sono pur sempre paragonabili ad una fetta di carne). Esiste, inoltre, la possibilità concreta di sviluppare reazioni allergiche di diversa entità al consumo di piatti a base di insetto, al pari di quello che accade con crostacei o prodotti a base di glutine o lattosio.
Altre legittime perplessità, infine, sono state sollevate sulla salubrità degli insetti serviti a tavola o acquistabili in alcuni supermercati o store online. Non bastano le rassicurazioni fornite dai rigidi protocolli europei a tranquillizzare i detrattori: grilli, locuste e lombrichi non sono ancora considerati universalmente il futuro della ristorazione italiana.