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Lavorare per vivere o vivere per lavorare (con stipendi da fame?)

Giuseppe by Giuseppe
Gennaio 27, 2025
in La Voce della Ristorazione
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chef ai fornelli
chef ai fornelli
Lavorare sì ma con moderazione! Anche se la fatica di trovare un lavoro preme più della fatica di lavorare, a rimetterci spesso è la salute. Meglio mantenere la prudenza e non “ammazzarsi” da soli lavorando troppo e per poche centinaia di euro.
Oggi è molto comune l’atteggiamento mentale e la fragilità emotiva di credere che tutto ruota intorno all’occupazione, al contratto, allo stipendio sicuro. Perché sono una speranza e non più una certezza. Ma sfondiamo una porta aperta, anzi divelta. Divelta da chi ci ha condotti sin qui. Un tempo il lavoro era un diritto, col tempo è diventato un lusso che pochi possono permettersi. E chi riesce a trovarne uno, o si accontenta o… avanti il prossimo. Tutti sono utili e nessuno è indispensabile si sente dire dal capo che col turn over ci fa colazione ogni mattina. Questa è una prassi ormai consuetudinaria. Purtroppo o per fortuna, tutti abbiamo bisogno di lavorare per vivere, ma anche di lavorare per sentirci attivi, occupati, non solo per un fattore di spese da sostenere ma anche perché il lavoro nobilita l’uomo. O almeno dovrebbe nobilitarlo… Eccoci al casus belli, al cuore della questione che vogliamo sollevare. Allora, aspirare a un lavoro che nobiliti, oggigiorno, sembra una chimera e trovarne uno che permetta di vivere anche dignitosamente non è facile. Le due cose sono strettamente connesse perché chi si impegna lo fa per sentirsi soddisfatto e anche retribuito. La mentalità generale è cambiata, si è dovuta plasmare in linea con la situazione contingente (o imperitura?) per via delle poche disponibilità lavorative che un paese come l’italia offre ormai da troppo tempo. E se da un lato ci si è quasi assuefatti a questa carenza e alla poca disponibilità economica a fine mese, dall’altro si cerca di svoltare la pagnotta come si può.. Capita, poi, che proprio il “lavoretto”, l’unico che siamo riusciti a trovare, diventi per forza di cosa il “lavoraccio”. Perché chi lo ha concesso, sa di aver quasi fatto un favore al malcapitato e sa che lei o lui farebbero qualsiasi cosa pur di mantenerlo. Ecco perché il rapporto tra stipendio e le ore di lavoro non è più equo. Soprattutto in certi settori. Se il lavoro, poi, è anche di quelli pesanti allora siamo proprio a cavallo! “A caval donato non si guarda in bocca” è vero, ma il proverbio non tiene conto delle conseguenze di questa temerarietà. Ansia e stress da lavoro intenso e malpagato Ansia e stress sono lo scotto che paghiamo quando lo stipendio non premia quello che facciamo ma che al contrario mortifica a fronte dell’impegno che dobbiamo sostenere ogni giorno in molti settori anche a ritmi molto serrati. E quando il lavoro succhia tutte le energie che siamo disposti a riservargli per il timore di essere sostituiti se non siamo prestanti nella misura in cui ci viene richiesto. La paura di perdere quell’unico lavoro pesa ulteriormente. Questa condizione è all’origine dello stress psicofisico e della tensione che alla lunga porta inevitabilmente all’esaurimento emotivo. L’esaurimento emotivo in parole povere è una forma di indebolimento generale che investe il sistema nervoso con ripercussioni sull’organismo. Si diventa più suscettibili, sensibili, stanchi, nervosi e questo, a lungo andare, può anche portare a sintomi psicosomatici e a vere e proprie patologie. Non addentriamoci troppo in questo discorso perché sarebbe lungo e anche complesso. Prendiamo però in esame una condizione attinente al tema del blog. Cercasi personale per ristorante L’annuncio rivolto a cuochi, camerieri, pizzaioli e lavapiatti è quello che siamo abituati a vedere sui giornali, su internet, sulle vetrine degli stessi locali ecc. Ed è l’annuncio rivolto all’esercito di industriosi giovani e meno giovani in cerca di un’occupazione stabile o stagionale. Un lavoro nella ristorazione è sempre disponibile, a seconda del proprio ruolo con maggiore o minore frequenza qualcosa si trova sempre in questo settore. E possono essere ristoranti, pizzerie, fast food e tutte le attività che rientrano in questa categoria commerciale. Dicono che gli italiani non vogliono fare più certi lavori. Anche questa è vecchia e forse in qualche caso è anche vero. Ma è pur vero che tanti stranieri hanno bisogno anche loro di lavorare per vivere, e posto per tutti non ce n’è. E bisogna anche vedere chi viene favorito dal responsabile di una ditta o di un locale pubblico. A parte questa considerazione, però, bisogna anche dire che in molte regioni sia italiani sia romeni che africani soprattutto nel periodo estivo, quello più intenso, lavorano a 3-5 euro l’ora per oltre 12 ore al giorno, sette giorni a settimana, con un’assunzione part time o di 6.40 come prevede la legge. Discorso economico a parte… lavorare in queste condizioni fa male non solo al fisico ma anche e soprattutto alla mente. Per un approfondimento puoi leggere questo articolo sui rischi che corriamo quando lavoriamo troppo e male (https://blogunisalute.it/lavorare-troppo-fa-male-rischi/).
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