Chi produce nel settore del food and beverage – non parlo di pizzerie o bar, ma di aziende che fanno pasta, olio, marmellate, vino o birra artigianale – sa che trovare clienti oggi è una corsa a ostacoli. Il digitale dovrebbe essere la soluzione: un modo per farsi vedere, vendere di più, arrivare lontano. Eppure, molte di queste realtà arrancano: siti web bloccati a “lavori in corso”, strategie che sembrano buttate lì, contatti che si perdono come foglie al vento. Un’agenzia di marketing online può tirarle fuori dal pantano, ma non è gratis. E poi c’è questa AI di cui tutti parlano: non una rivoluzione, ma un rischio concreto di monopolio che potrebbe far sparire agenzie e piccole imprese, lasciando in piedi solo qualche blogger con zero spese. In questo articolo vi racconto come funziona il marketing digitale oggi, quanto rende in vendite, perché un blog o un’inserzione valgono più di un influencer, e come la AI potrebbe cambiare tutto – in peggio.
Cosa Cercano Queste Aziende
Chi fa cibo o bevande non vuole solo fatturato. Un produttore di conserve sogna di entrare nelle cucine di chi ama il gusto vero e nei magazzini di negozi di qualità. Un produttore di succhi bio cerca mamme attente o bar trendy. In pratica il bio producer desidera:
- Essere riconosciuto, non essere uno tra tanti.
- Tenersi i clienti, non vendere i suoi prodotti solo una volta.
- Spingersi oltre il paese, magari all’estero.
- Conoscere chi compra e cosa desidera.
- Fare cassa, non solo belle promesse.
Il digitale sembra fatto apposta, ma il primo passo è già un problema.
Il Sito Web: Sempre un Disastro
Ho visto siti di aziende del food and beverage che fanno venire i brividi: “in costruzione” da anni, foto pixellate, moduli di contatto privi di risposte. Un produttore di olio che conosco ha un sito con un “torna presto” dal 2019 – un’eternità. Un altro, che fa biscotti, ha un form che sembra funzionare, ma i messaggi finiscono nel nulla. E nessuno sa chi arriva sul sito: da un post su Facebook? Da una ricerca su Google? Da una fiera? Senza tracciamento, è come aprire un negozio e non contare chi entra. Un’agenzia digitale inizia da qui: mette in piedi un sito che gira, lo rende veloce, ti dice chi bussa alla porta. Ma non è abbastanza: ci vuole un piano.
Un’Agenzia di Marketing: Come Funziona Davvero
Lavorare con un’agenzia non è postare due foto e incrociare le dita. È un mestiere serio, fatto di tappe precise. Immaginiamo un produttore di birra artigianale.
- Si Parte da Zero
Si guarda l’azienda: cosa vende, chi sono i concorrenti, dove vuole arrivare. Per la birra, magari il target è giovani hipster o pub di nicchia. Obiettivo: vendere più bottiglie online e trovare 5 locali nuovi. - Chi è là Fuori?
Si usa qualche strumento – tipo Google Trends o i dati di Instagram – per capire chi cerca “birra artigianale”. Potrebbero essere ragazzi di città o gestori di bar. - Il Piano
Si scelgono i canali:- SEO: far salire il sito su Google con “birra artigianale italiana”.
- Social: foto di birre ghiacciate su Instagram, con storie sul luppolo.
- Annunci: spot su Google per chi cerca birre speciali.
- Email: offerte a pub o clienti fissi.
Per la birra, punterei su social e annunci.
- Contenuti con Carattere
Un post su “Come nasce una birra” o un video di un mastro birraio al lavoro. Roba che ti resta in testa. - Occhio ai Numeri
Si lanciano le campagne e si controlla tutto. Se un annuncio non tira, si cambia immagine o testo. È un lavoro vivo. - Il Conto
Alla fine, ti danno un foglio: “100 visite al sito, 8 vendite, 2 contatti da pub”. Chiaro e tondo.
Ci vuole un team: chi pensa, chi scrive, chi disegna. Non è roba per dilettanti.
Quanto Costa? Italia vs Estero
Un’agenzia ha un prezzo, e non è uguale ovunque:
- Analisi: 600-1.800 euro per capire dove sei.
- SEO: 1.000-3.000 euro al mese per scalare Google.
- Social: 800-2.000 euro mensili, più 500-2.000 euro di sponsorizzate.
- Annunci Google: 500-1.200 euro di gestione, più 1.000-3.000 euro di budget.
- Contenuti: 300-800 euro a pezzo, pacchetti da 1.500-3.500 euro al mese.
- Email: 400-900 euro per partire, poi 600-1.400 euro mensili.
Per una strategia base, servono 3.500-8.000 euro al mese. Per chi vuole spingere forte, si arriva a 15.000 euro. Ma il ritorno può essere dieci volte tanto, se fatto bene. All’estero – pensa a Germania o Stati Uniti – queste cifre sono normali, e le aziende ci guadagnano parecchio. In Italia, invece, gli ultimi dati non fanno sperare: troppe realtà spendono poco o niente, restano legate a volantini e fiere, e i risultati sono magri.
Affiliazioni: Un Gioco per Pochi
Qualche produttore tenta le affiliazioni: paghi un blogger o un sito per ogni vendita che ti porta. Potrebbe funzionare – un sito di ricette che spinge la tua birra e prende il 10% – ma è poco easy. Devi montare un sistema per tracciare i clic, fare contratti, controllare che non ti freghino. Costa un occhio solo per partire – migliaia di euro tra software e consulenze – e gestirlo da soli è una follia. Molti ci provano, si stancano e tornano a vendere come al mercato del paese. È una strada per chi ha soldi e tempo.
Le Vendite Digitali: Tre Anni di Dati
Il digitale cresce, ma l’Italia zoppica. Ecco i numeri (stime plausibili, proiettate al 2025):
- 2022: In Europa, 50 miliardi di euro di vendite online food and beverage, 27 dal digitale. In Italia, 3 miliardi totali, 1,7 dal web. Un produttore medio incassa 50.000-500.000 euro l’anno.
- 2023: Europa a 60 miliardi, 34 dal digitale. Italia a 3,4 miliardi, 2 dal web. Medio: 60.000-600.000 euro.
- 2024: Europa a 70 miliardi, 40 dal digitale. Italia a 4 miliardi, 2,3 dal web. Medio: 80.000-800.000 euro.
Fuori dall’Italia si vola; qui da noi, chi non investe resta al palo.
Blog e Inserzioni: Meglio degli Influencer
Un blog aziendale o uno spazio su un sito di settore sono mosse intelligenti. Un articolo su “5 modi per usare la birra in cucina” costa 400 euro, ma con un po’ di SEO ti porta visite per anni. Gli influencer, che ancora non mollano, fanno rumore per un giorno e poi spariscono. Un pezzo online, invece, resta e lavora. Un’inserzione su un portale – 1.000-4.000 euro per un banner – ti mette davanti a chi già ama il cibo, e dura nel tempo. Il blog costa poco; l’inserzione è veloce e forte. Entrambi battono i selfie sponsorizzati.
La AI: Non un Aiuto, un Monopolio
E poi c’è la AI. Tutti la incensano, ma io ci vedo un pericolo grosso. Non sarà una rivoluzione per tutti: potrebbe diventare un monopolio che schiaccia il marketing digitale come lo conosciamo. Immagina: le agenzie spariscono perché la AI, controllata da poche big tech, fa tutto da sola. Non cerchi più il cliente: un utente digita “birra artigianale” e viene sommerso da annunci su WhatsApp, iPhone, ovunque – tutti gestiti da un’intelligenza artificiale che decide chi vince e chi perde. Se succede, le agenzie chiudono baracca: troppi costi per competere con un colosso. Gli unici a salvarsi? I piccoli blogger. Non hanno spese, scrivono per passione, vivono di nicchie. Le aziende medie e piccole, invece, tremano. Quanto costerà sopravvivere a questa valanga di pubblicità pilotata dalla AI? Se le piattaforme alzano i prezzi – e lo faranno, perché è un monopolio – chi non ha budget finisce fuori gioco, tornando a vendere due bottiglie su un tavolo di legno. Altro che futuro radioso.
Fiere: Vecchie Abitudini, Nuovi Errori
Le fiere sono ancora un’occasione, ma non come una volta. Oggi anche gli eventi di paese hanno ragazze immagine, stand tirati a lucido, team con responsabili marketing e 4-5 persone. Eppure, spesso è fatica sprecata: prendi un sacco di biglietti da visita e poi niente. I titolari, che anni fa giravano tra i banchi a parlare con tutti, ora si fanno da parte, lasciando i collaboratori a fare scena. Una volta l’imprenditore era il cuore; oggi è un’ombra. Le fiere devono cambiare: usa i contatti per il digitale, porta la gente al sito, non limitarti a sorrisi e assaggi.
Il Responsabile Marketing: Sveglia!
Molti responsabili marketing in queste aziende sono fuori strada. Si fissano sui social – un post qua, un like là – ma non sanno niente di SEO o di come parlare ai clienti veri. Il loro lavoro non è fare tutto, ma ascoltare: capire cosa vuole il mercato, prendere appunti, passare il tutto a un’agenzia e lavorare insieme. I responsabili marketing:
- Conoscere le basi: cos’è una parola chiave, un annuncio.
- Sentire il polso: parlare con chi compra.
- Pensare grande: non solo il domani.
- Essere persone: non solo schermi.
Senza questo, l’azienda gira in tondo.
In Fondo: Muoversi Oggi, Prima che Sia Tardi
Per chi produce nel food and beverage, il digitale è adesso. Un’agenzia ti tira su, con costi da 3.500 a 15.000 euro al mese e guadagni che possono ripagare tutto, ma in Italia siamo indietro rispetto all’estero. Blog e inserzioni battono gli influencer sul lungo periodo, mentre la AI rischia di diventare un monopolio che azzera la gara, lasciando solo i blogger più leggeri. Le fiere? Servono, ma con testa. Muoviti ora, o rischi di ritrovarti con una bancarella – reale o digitale – e niente più.