Purtroppo sappiamo tutti quello che sta succedendo in Ucraina e di conseguenza il nostro Stato si è attrezzato al meglio per dare un sostegno a questa popolazione che sta passando un terribile momento, con aiuti economici e dando ospitalità ai molti profughi che stanno scappando da un territorio martoriato.
Il nostro paese si sta adoperando per dare una prima accoglienza a queste persone e successivamente inserirle nella nostra società:
- Asilo e scuole per i più piccoli
- Inserimento nel mondo del lavoro per gli adulti.
Poi con la protezione europea, la richiesta del permesso di soggiorno consente l’assunzione come subordinati oppure l’apertura di una partita Iva. Perfetto! È giusto consentire a questi ospiti di entrare prontamente nel mondo del lavoro…
E se tutto possa andare in qualche modo a discapito degli italiani?
Uno degli esempi lampanti degli ultimi giorni è senza dubbio quello legato all’assunzione di infermieri ucraini senza riconoscimento di titolo. Una situazione paradossale come riferito anche da Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
Infermieri e medici ucraini potranno quindi esercitare la loro professione sul territorio italiano per un massimo di 12 mesi, senza bisogno di nessuna integrazione di idoneità dei propri requisiti, come dovrebbe invece avvenire per legge.
Una cosa già di per sé incredibile, ma non è la sola cosa che lascia perplessi, infatti il provvedimento prevederebbe, addirittura, una deroga, rispetto al previsto e preliminare accertamento della conoscenza della lingua Italiana da parte degli Ordini Professionali.
Quindi non avrebbero l’obbligo di conoscere, parlare e comprendere il nostro idioma. Una cosa al limite del ridicolo!
- Come può un infermiere ucraino conoscere il nome in italiano di determinati farmaci?
- Sarà capace di distinguere gli effetti di suddetto?
- Saprà assistere quotidianamente i pazienti in completa autonomia?
Noi della VoceDellaRistorazione nutriamo qualche dubbio in merito. Ma oltre a questo episodio curioso, trattiamo adesso un argomento che ci sta particolarmente a cuore. Su molte testate ultimamente si è parlato di mancanza di personale nel mondo della ristorazione e del turismo, e in parecchi stanno pensando di sopperire a tutto questo con l’impiego appunto dei falsi profughi ucraini…
Come se non ci fossero già abbastanza italiani senza lavoro o con impieghi precari. Ad esempio, come ha fatto prontamente sapere il Sib (Sindacato Balneari), sia Assobalneari, che dove non vogliono operare i lavoratori italiani si aprono le porte ai rifugiati provenienti dall’Ucraina, che quei lavori li accettano molto volentieri.
Ma quali lavori possono fare questi profughi nel settore turistico e sulle spiagge?
Stando ai vertici del Sib, ad esempio possono essere impiegati come assistenti nello stabilimento, accompagnando i bagnanti all’ombrellone, steward agli ingressi, baby sitter per intrattenere i bambini tra un bagno e l’altro dei genitori. Ma anche come receptionist, nelle cucine o per fare le pulizie nelle camere degli alberghi.
Quindi quest’anno prepariamoci a trovare sulle nostre spiagge, ad esempio di Rimini o Jesolo, invece dei nostri bagnini, figure storiche che rimandano ad un periodo ben radicato nell’immaginario comune di noi italiani, uno stuolo di persone che sanno a malapena parlare la nostra lingua e che non sono in grado di trasmettere, per via di barriere culturali e linguistiche, quel calore e quella accoglienza tipica dei nostri operatori balneari.
I cosiddetti “vitelloni” di Felliniana memoria rischiano così di restare un vago ricordo.
E basta continuare a ripetere fino allo sfinimento che la colpa della mancanza di manodopera è dovuta al reddito di cittadinanza. Il vero motivo è che affidandosi alle agenzie di lavoro o guardando le offerte di lavoro, si nota subito che le condizioni offerte non sono le più allettanti dal punto di vista economico.
Cuochi, baristi e camerieri sarebbero ben felici di lavorare se i ristoratori e gli albergatori gli riconoscessero dei contratti dignitosi, sia come orario di lavoro che come emolumenti a fine del mese.
Capiamo lo sforzo del paese nell’aiutare persone che stanno vivendo momenti indubbiamente difficili, ma questo non deve andare a danneggiare i lavoratori italiani, che dopo tutto pagano le tasse e tengono in piedi con dignità e onore questo paese.
E voi cari amici de LaVoceDellaRistorazione cosa ne pensate?