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Senso critico e resistenza serviti a tavola

Giuseppe by Giuseppe
Febbraio 11, 2025
in La Voce della Ristorazione
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due persone davanti ad un locale, per strada con la mascherina ed un bicchiere in mano

 Sin dai primi momenti di vita, l’essere umano riconosce il cibo come simbolo di amore e di accettazione da parte degli altri. Senza un atto d’amore da parte delle nostre mamme, che prende la forma del cibo che ci hanno donato, non sarebbe stato possibile sopravvivere.


Tuttavia oggi milioni di persone che hanno scelto l’arte dell’accoglienza e della cucina come vocazione di vita si ritrovano a dover chiudere le porte ad alcuni membri della propria comunità. Come siamo arrivati a questo?

Dall’inizio della situazione d’emergenza la popolazione italiana è stata bombardata da comunicazioni contrastanti, inutilmente intricate, e soprattutto sempre mutevoli. Da gennaio 2020 ad oggi sono stati ben 859 gli atti istituzionali emanati per “contrastare il virus”. 343 durante il governo Draghi.
In che modo una pandemia (che ad oggi, dati alla mano, conta: un contagiato su tre completamente asintomatico, sintomi potenzialmente preoccupanti solo nel 5% dei contagiati) giustifica un numero così elevato di decisioni politiche?

 

Certo, possiamo raccontarci che il virus è nuovo, non lo conosciamo, non si sa come muoversi, e che gli scienziati stanno facendo il loro dovere per quanto possibile, ma è normale incappare in delle contraddizioni! Bisogna tuttavia ricordare che gli scienziati più preparati al mondo, a quanto ci dicono, lavorano giorno e notte per trovare una soluzione (che, ad oggi è evidente, non possono essere i vaccini). Sono passati più di due anni dall’inizio dello stato di emergenza. Ricordiamo anche che ogni stato occidentale è in possesso di un piano pandemico, proprio per prevenire situazioni caotiche come questa. Come mai allora siamo così spaesati?

Da un punto di vista logico, politico e sanitario sono molte le incongruenze, e tutti i cittadini le hanno notate, anche se ognuno in modo diverso. C’è però una certa lettura degli eventi che non presenta alcuna incongruenza. Mi riferisco alle teorie psicologiche di manipolazione di massa.
Secondo Noam Chomsky, famoso scienziato cognitivista, ve ne sono dieci in particolare. Vediamone qualcuna.

Per chi è al potere è sempre un problema quando una situazione critica viene notata dai cittadini, perché essa porta malcontento. Quindi più un problema è grave e nocivo alla popolazione, e meno se ne parlerà. Sulla situazione Covid invece notiamo un’enfasi esagerata: non si discute d’altro, sia nei giornali che nei programmi televisivi e radiofonici, e il tutto mentre nel mondo situazioni politicamente complesse si vanno complicando ulteriormente, e il prezzo delle materie prime si alza irrimediabilmente.

Se per caso il governo si accorge che la popolazione non è disposta ad accettare una nuova condizione, basta creare un problema artificiosamente, e proporla come soluzione. Chi, prima dell’avvento del Covid, avrebbe accettato a rimanere confinato in casa per settimane senza poter neanche vedere i propri familiari?

La più clamorosa fra le tecniche utilizzate dal nostro governo è quella della finestra di Overton: un’idea inizialmente inconcepibile, viene man mano proposta prima come estrema, poi diventa tutto sommato accettabile, poi diventa plausibile, poi possibile e poi necessaria. Fino a rappresentare la norma. È per questo che, prima ancora che fosse completato il ciclo della terza dose vaccinale, i media hanno iniziato parlare della quarta.

Ovviamente il processo dev’essere graduale, di modo che il cittadino non percepisca troppa pressione. Un cambiamento alla volta rende il sacrificio più piccolo e diluito nel tempo, quindi più sopportabile.

Si tenderà anche a parlare al pubblico allo stesso modo in cui si parla ai bambini, deresponsabilizzandoli e creando un sistema di doveri, punizioni e ricompense. In questo modo si azzera il senso critico e si spinge la popolazione ad accettare senza discutere le decisioni di chi semplicemente “ne sa di più”.

Inoltre le informazioni fornite cambiano spesso, in modo apparentemente incoerente, e anche questo non è un caso: infatti questo modo di fare ci ha abituati a cambiamenti improvvisi, ai quali ci dobbiamo adattare, modellando man mano il nostro pensiero. Ogni DPCM pieno di informazioni dettagliate su cosa ci è concesso fare nel nostro quotidiano ci tiene così impegnati a pensare a cosa possiamo e non possiamo fare, che smettiamo di chiederci cosa vogliamo o cosa è giusto fare.

Ma questo paradigma non può funzionare a lungo. Prima o poi la verità verrà fuori, e ad esserne devastato di più sarà chi, ignaro di tutto, ha accettato acriticamente i dettami di uno Stato che non ha fatto gli interessi dei cittadini, né in passato, né tantomeno ora. Invece di sacrificarci per un bene superiore, dobbiamo prestare attenzione a chi ci circonda.

Per noi tutti cambiare programma è possibile, basta solo volerlo. Dal punto di vista legale queste discriminazioni e intrusioni nelle vite e nelle aziende dei privati non sono accettabili. Per chi volesse tutelare la propria libera scelta, è utile consultare questo video dell’Avvocato Fusillo.

https://www.youtube.com/watch?v=MFYOOteL89A&feature=youtu.be

Ha davvero senso negare l’accesso a qualcuno disposto spendere i propri soldi per il nostro cibo, solo perché qualcun altro ci ha detto che non andava bene? Lo Stato ha qualche interesse a mantenere la nostra attività aperta e prosperosa? È davvero al nostro interesse, alla nostra salute, che pensa creando quelle lunghe complicatissime e sempre temporanee norme? Se così fosse, allora dovremmo perlomeno aspettarci come cittadini di essere trattati con sincerità e con il giusto rispetto che meritiamo. Tutti.

Tags: cibocucinatavolavirus
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